La birra non è nata con Carlsberg e Heineken: ha un’origine antica che risale a migliaia di anni fa. L’orzo è un prodotto naturale e non deve avere il marchio di nessuna multinazionale come, appunto, Carlsberg o Heineken. Non si deve poter brevettare un cerale così antico.
Perché è importante?
Brevetti sulla birra? No, grazie
Agli Stati membri dell'Ufficio europeo dei brevetti
L’orzo, il procedimento per fare la birra e la birra stessa hanno origini molto antiche e sono a disposizione di tutti noi. Eppure l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) ha dato il benestare a Heineken e Carlsberg per applicare brevetti sull’orzo. Si tratta di una patente che consente a queste multinazionali di gestire interamente la birrificazione, dal chicco d’orzo al prodotto finale. Queste aziende si stanno appropriando di un processo antichissimo e l’EPO, rilasciando il permesso, sta violando la normativa europea. E come se non bastasse l’Ufficio riceve denaro per ogni brevetto approvato.
Possiamo fermare questo processo assurdo ed evitare che su un cereale così antico e prezioso venga messo un brevetto. L’Ue l’anno scorso ha dovuto cedere di fronte alle 570.000 cittadini europei che hanno firmato la nostra petizione e ha dichiarato ufficialmente che non si possono mettere brevetti su animali e piante, a meno che non si tratti di esemplari geneticamente modificati. Gli stati membri dell’Organizzazione europea dei brevetti devono agire ora e richiamare l’Ufficio ad operare scelte nel rispetto della legge. [1]
Mercoledì prossimo poi ci sarà l’occasione perfetta. Insieme a più di 30 organizzazioni [2], ci faremo sentire e protesteremo contro brevetti che Carlsberg e Heineken stanno cercando di mettere sull’orzo. Difenderemo questo prezioso cereale e solleciteremo gli stati membri a richiamare all’ordine l’EPO.
Nel giro di 5 giorni le nostre proteste arriveranno all’Ufficio europeo dei brevetti a Monaco e verranno consegnate da un carro tradizionale bavarese con tanto di sei cavalli Shire e una banda di ottoni. Firma la petizione e fai arrivare la tua voce ai vertici decisionali: siamo in tanti da tutta Europa e non ci fermeremo finché l’EPO non ritirerà il brevetto.
Negli ultimi anni l’EPO ha rilasciato brevetti su prodotti agricoli come i pomodori, i broccoli, i meloni e, di recente, sull’orzo. I brevetti sono una cosa seria, hanno una grande portata: in questo caso specifico riguardano l’orzo, il processo di produzione della birra e la birra stessa. I brevetti in questione non sono diversificati rispetto ai tipi di coltura. Significa che il guadagno delle multinazionali che si occupano della produzione della birra sarà doppio: otterranno profitti dalla vendita dei chicchi di orzo agli agricoltori, compreranno i loro raccolti per poi venderli ai consumatori di birra. Hanno sotto controllo l’intero processo: dal campo al bar.
Inoltre, il brevetto dà loro il diritto di impedire ad altri agricoltori di birrificare un orzo migliore, aumentando, quindi il loro potere sul mercato a discapito degli agricoltori, di chi si occupa della selezione di sementi, della produzione di birra e a danno, infine, degli stessi consumatori.
Quanto avviene con Carlsberg e Heineken dimostra che ci sono zone grigie nella legislazione che riguarda i brevetti che l’EPO sfrutta e da cui trae beneficio. [3] Ogni anno i guadagni dell’EPO ammontano a circa 1 miliardo di euro che incassano grazie alle tasse e ai brevetti che rilasciano e grazie ai quali le aziende impongono la loro presenza sul mercato.
La nostra petizione chiede che i governi dei singoli stati europei richiamino l’EPO ad agire secondo le normative vigenti. A fine mese è previsto un incontro a L’Aia per discutere questo punto importante.
È il momento di farci sentire: l’Ue ha mandato segnali incoraggianti, ma è necessario un intervento per riportare l’Ufficio dei brevetti sulla strada giusta.
Riferimenti
[1] Stati membri dell’Ue, più Albania, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Monaco, repubblica di Macedonia, Norvegia, Serbia, San Marino, Turchia. http://www.epo.org/about-us/organisation/member-states.html
[2] Arbeitsgemeinschaft bäuerliche Landwirtschaft (AbL), Arbeitsgemeinschaft der Umweltbeauftragten der Gliedkirchen der Evangelischen Kirche in Deutschland (AGU), Arche Noah, Bioland, Bündnis gentechnikfreie Landwirtschaft, Bund Naturschutz Bayern (BN), Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland (BUND), Bundesverband Naturkost Naturwaren (BNN), Campact, Die freien Bäcker, Evangelischer Dienst auf dem Land in der EKD (EDL), Erzeugergemeinschaft für ökologische Braurohstoffe (EZÖB), Erzeugergemeinschaft Bördeland und Diemetal, FIAN, GAIA Portugal, Gäa e.V.- Vereinigung ökologischer Landbau, Gen-ethisches Netzwerk (GeN), IG Nachbau, Katholische Landvolkbewegung (KLB), Kein Patent auf Leben!, No patents on seeds!, NOAH – Friends of the Earth Denmark, Plataforma transgenicos for a Portugal, ProSpecie Rara Schweiz, Sambucus, Save our seeds!, Slow Food Deutschland, Swissaid, Umweltinstitut München, Verband Katholisches Landvolk (VKL), Welthaus Diözese Graz-Seckau Österreich, WeMove.EU, Zukunftsstiftung Landwirtschaft, Zivilcourage Rosenheim.
[3] I brevetti di cui sono in possesso queste compagnie (EP2384110 e EP2373154) non riguardano alcuna invenzione, ma sono applicati su semi derivanti da mutazioni casuali sul genoma dell’orzo. La cosiddetta “invenzione“ non è altro che una mutazione sul seme originario. Queste compagnie stanno brevettando anche futuri usi delle piante per nuove semenze (EP2575433). Questo uso dell’orzo dovrebbe in qualche modo semplificare il processo di produzione e abbassarne i costi, oltre ad aumentare il periodo di conservazione della birra. http://www.no-patents-on-beer.org/en/background/patents-beer
Firma La Petizione su WeMove.EU
Possiamo fermare questo processo assurdo ed evitare che su un cereale così antico e prezioso venga messo un brevetto. L’Ue l’anno scorso ha dovuto cedere di fronte alle 570.000 cittadini europei che hanno firmato la nostra petizione e ha dichiarato ufficialmente che non si possono mettere brevetti su animali e piante, a meno che non si tratti di esemplari geneticamente modificati. Gli stati membri dell’Organizzazione europea dei brevetti devono agire ora e richiamare l’Ufficio ad operare scelte nel rispetto della legge. [1]
Mercoledì prossimo poi ci sarà l’occasione perfetta. Insieme a più di 30 organizzazioni [2], ci faremo sentire e protesteremo contro brevetti che Carlsberg e Heineken stanno cercando di mettere sull’orzo. Difenderemo questo prezioso cereale e solleciteremo gli stati membri a richiamare all’ordine l’EPO.
Nel giro di 5 giorni le nostre proteste arriveranno all’Ufficio europeo dei brevetti a Monaco e verranno consegnate da un carro tradizionale bavarese con tanto di sei cavalli Shire e una banda di ottoni. Firma la petizione e fai arrivare la tua voce ai vertici decisionali: siamo in tanti da tutta Europa e non ci fermeremo finché l’EPO non ritirerà il brevetto.
Negli ultimi anni l’EPO ha rilasciato brevetti su prodotti agricoli come i pomodori, i broccoli, i meloni e, di recente, sull’orzo. I brevetti sono una cosa seria, hanno una grande portata: in questo caso specifico riguardano l’orzo, il processo di produzione della birra e la birra stessa. I brevetti in questione non sono diversificati rispetto ai tipi di coltura. Significa che il guadagno delle multinazionali che si occupano della produzione della birra sarà doppio: otterranno profitti dalla vendita dei chicchi di orzo agli agricoltori, compreranno i loro raccolti per poi venderli ai consumatori di birra. Hanno sotto controllo l’intero processo: dal campo al bar.
Inoltre, il brevetto dà loro il diritto di impedire ad altri agricoltori di birrificare un orzo migliore, aumentando, quindi il loro potere sul mercato a discapito degli agricoltori, di chi si occupa della selezione di sementi, della produzione di birra e a danno, infine, degli stessi consumatori.
Quanto avviene con Carlsberg e Heineken dimostra che ci sono zone grigie nella legislazione che riguarda i brevetti che l’EPO sfrutta e da cui trae beneficio. [3] Ogni anno i guadagni dell’EPO ammontano a circa 1 miliardo di euro che incassano grazie alle tasse e ai brevetti che rilasciano e grazie ai quali le aziende impongono la loro presenza sul mercato.
La nostra petizione chiede che i governi dei singoli stati europei richiamino l’EPO ad agire secondo le normative vigenti. A fine mese è previsto un incontro a L’Aia per discutere questo punto importante.
È il momento di farci sentire: l’Ue ha mandato segnali incoraggianti, ma è necessario un intervento per riportare l’Ufficio dei brevetti sulla strada giusta.
Riferimenti
[1] Stati membri dell’Ue, più Albania, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Monaco, repubblica di Macedonia, Norvegia, Serbia, San Marino, Turchia. http://www.epo.org/about-us/organisation/member-states.html
[2] Arbeitsgemeinschaft bäuerliche Landwirtschaft (AbL), Arbeitsgemeinschaft der Umweltbeauftragten der Gliedkirchen der Evangelischen Kirche in Deutschland (AGU), Arche Noah, Bioland, Bündnis gentechnikfreie Landwirtschaft, Bund Naturschutz Bayern (BN), Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland (BUND), Bundesverband Naturkost Naturwaren (BNN), Campact, Die freien Bäcker, Evangelischer Dienst auf dem Land in der EKD (EDL), Erzeugergemeinschaft für ökologische Braurohstoffe (EZÖB), Erzeugergemeinschaft Bördeland und Diemetal, FIAN, GAIA Portugal, Gäa e.V.- Vereinigung ökologischer Landbau, Gen-ethisches Netzwerk (GeN), IG Nachbau, Katholische Landvolkbewegung (KLB), Kein Patent auf Leben!, No patents on seeds!, NOAH – Friends of the Earth Denmark, Plataforma transgenicos for a Portugal, ProSpecie Rara Schweiz, Sambucus, Save our seeds!, Slow Food Deutschland, Swissaid, Umweltinstitut München, Verband Katholisches Landvolk (VKL), Welthaus Diözese Graz-Seckau Österreich, WeMove.EU, Zukunftsstiftung Landwirtschaft, Zivilcourage Rosenheim.
[3] I brevetti di cui sono in possesso queste compagnie (EP2384110 e EP2373154) non riguardano alcuna invenzione, ma sono applicati su semi derivanti da mutazioni casuali sul genoma dell’orzo. La cosiddetta “invenzione“ non è altro che una mutazione sul seme originario. Queste compagnie stanno brevettando anche futuri usi delle piante per nuove semenze (EP2575433). Questo uso dell’orzo dovrebbe in qualche modo semplificare il processo di produzione e abbassarne i costi, oltre ad aumentare il periodo di conservazione della birra. http://www.no-patents-on-beer.org/en/background/patents-beer
Firma La Petizione su WeMove.EU
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