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sabato 3 settembre 2016

Cure da cani, i farmaci costano più del doppio



























La denuncia di Konsumer: a parità di principio attivo i medicinali veterinari hanno prezzi molto elevati rispetto a quelli umani. Incide la ricerca. Ma anche la speculazione


Ci siamo mai chiesti quanto costano i farmaci per animali? Chi ha in casa un cane o un gatto lo sa benissimo: ogni volta che il suo amico a quattro zampe si ammala, deve affrontare una spesa esosa per curarlo. Quasi sempre, però, il farmaco prescritto dal veterinario ha un “corrispondente” a uso umano, che contiene lo stesso principio attivo, e costa fino a 10 volte di meno. A denunciare il fenomeno è Konsumer Italia che, grazie al lavoro della dottoressa Daniela Della Valle, ha messo a confronto oltre 40 farmaci veterinari usati per le patologie più comuni di cani e gatti con il loro corrispondenti ad uso umano, stilando un vero e proprio prontuario veterinario. Salta all’occhio la differenza di spesa tra il Canitroid (uso veterinario) e l’Eutirox (uso umano): stesso principio attivo (levotiroxina), il primo costa 30 euro mentre il secondo 2,65 euro. E se il nostro cane ha bisogno di un antibiotico a base di amoxicillina, dobbiamo pagare fino a 19 euro per il Synulox registrato per lui mentre il Clavulin venduto per l’uomo costa 7,90 euro, meno della metà.
SPECULAZIONE


Come si giustifica una forbice di prezzo così ampia? Secondo la dottoressa Della Valle si tratta di “pura speculazione da parte delle aziende farmaceutiche che, senza alcun controllo, recuperano importanti guadagni facendo leva sull’affetto che lega i padroni ai propri animali”. Il veterinario ha le mani legate perché per legge (il decreto legislativo 193/2006) non può prescrivere medicinali autorizzati per l’uomo quando è disponibile il farmaco registrato per l’animale, a parte alcuni casi specifici per cui è previsto l’uso in deroga. Se lo fa commette un reato ai danni della finanza pubblica. “Ma sono gli stessi veterinari – aggiunge la Della Valle – e spesso anche i farmacisti, che essendo a conoscenza del problema consigliano di acquistare il farmaco ad uso umano con lo stesso principio attivo”. Ed ecco che si crea un cortocircuito con il Sistema sanitario nazionale, dove si scaricano i costi dei farmaci a uso umano che vengono destinati agli animali. Si stima che nel fatturato dei medicinali veterinari per animali da compagnia mancano almeno 60-70 milioni che derivano dall’impiego di medicinali per l’uomo usati in modo improprio. A pagarli siamo sempre noi. “Di fatto la legge favorisce le case farmaceutiche veterinarie intarsiando così un altro tassello nello strapotere delle lobby”, commenta il presidente di Konsumer Italia Fabrizio Premuti. “Se è vero che questi farmaci costano così tanto perché sono sottoposti ad una sperimentazione maggiore – conclude Daniela Della Valle – allora mi chiedo: noi umani con che cosa ci curiamo?”
IL MINISTERO? ALZA LE MANI


Ilaria Innocenti segue la problematica per la Lav: “Il costo elevato dei farmaci veterinari rappresenta un ostacolo al diritto di cura degli animali, soprattutto per quelli affetti da patologie croniche che hanno bisogno di un trattamento a vita. Rappresenta un problema anche per gli animali ricoverati nei rifugi, perché le associazioni che gestiscono questi luoghi non hanno alcun sostegno per l’acquisto dei farmaci. E chi non presta le cure adeguate al suo animale commette un reato ai sensi della normativa sul maltrattamento. Per non parlare delle ripercussioni sulla sanità pubblica che possiamo avere se non curiamo alcune malattie, come la leishmania diffusa nei randagi, ma non solo”. L’associazione animalista da tempo propone due soluzioni: “Favorire – spiega la Innocenti – la vendita dei farmaci veterinari generici e ridurre l’Iva sulle prestazioni veterinarie, che attualmente è al 22% perché gli animali sono considerati beni di lusso. Evidentemente su questo tema manca una vera volontà politica”. A proposito di politica, è in corso la discussione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che mira ad aumentare la disponibilità dei farmaci veterinari nel mercato Ue, riducendo gli oneri amministrativi e stimolando competitività e innovazione. Ma il Regolamento non entrerà in vigore prima del 2018 e non interviene più di tanto sul costo dei farmaci veterinari né sui generici. Il ministero della Salute si limita a spiegare che il prezzo dei medicinali veterinari è regolato dal mercato, quello dei farmaci per l’uomo è sottoposto alla contrattazione tra l’Agenzia del Farmaco e le case farmaceutiche. Ma intanto le casse della sanità pubblica ogni anno perdono 60- 70 milioni di euro. E le aziende farmaceutiche ringraziano.


Antonella Giordano – ilTest settembre 2016 articolo letto su Contro*Corrente

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