Macrolibrarsi

martedì 22 marzo 2016

La verdura italiana viene dalla montagna dei rifiuti tossici















Proprio in Campania, dove da generazioni prosperano le colture di frutta e verdura, la mafia e la politica conducono un affare particolarmente sporco. Sotto ai campi coltivati si accumulano tonnellate di rifiuti tossici che penetrando nella catena alimentare avvelenano l’Europa intera.Mauro Pagnano si arrotola la sciarpa a coprire bocca e naso. “Attenzione, è pieno di amianto, ne bastano pochissime fibre nei polmoni”, mormora indicando dei pezzi grigiastri di lamiera ondulata per tetti proprio accanto alla piantagione di pomodori. Lungo il sentiero nei pressi di Orta di Atella al nord di Napoli, nel bel mezzo delle coltivazioni di verdura, si erge un deposito illegale di rifiuti alto più di dieci metri: congelatori, secchi e lattine di vernice, montagne di contenitori di plastica con solventi e colle, pezzi di pneumatici, batterie, cartone catramato carbonizzato, materiali isolanti. Con le sue scarpe da ginnastica nere Mauro Pagnano prende a calci sacchi di plastica stracolmi da cui fuoriescono resti di pelle di tutti i colori e scarpe spaiate. Altri sacchi contengono chili e chili di stracci. “Sono tutti scarti industriali”, rivela il suo accompagnatore Enzo Tosti, “delle industrie tessili e di scarpe, delle aziende edili e di risanamento dell’amianto. Vengono scaricati di notte, e di tanto in tanto gli danno fuoco”. continua a leggere l'articolo su ITALIADALL'ESTERO

Nessun commento:

Posta un commento